Poco importa che il delirio dell’Università Bicocca di Milano sia rientrato, il problema è che comunque sia stato anche solo pensato (insieme ad un crescente delirio russofobo che si aggiunge a quelli già sedimentati in passato). Stamane un commerciante (non un rettore universitario!) mi ha detto che le biblioteche sono luoghi fondamentali in questa epoca di emergenze e di follia. Fili che dovranno pazientemente ricucire la tela spezzata della convivenza tra diversi. Luoghi di resistenza culturale allo sfacelo.
E allora qui in biblioteca facciamo convivere Dostoevskij – il padre di tutte le letterature esistenziali e di molta filosofia – con Gogol (che era ucraino, nato nel villaggio di Velyki Soročynci, in Ucraina centrale); Tolstoj, uno dei grandi della nonviolenza e dell’antimilitarismo, accanto a Vasilij Grossman, anch’egli ucraino e autore di Vita e destino, romanzo sulla guerra russo-tedesca, sui lager e sui gulag, bandito dal regime sovietico come già era accaduto a Il dottor Zivago.
Infine c’è Goncarov, autore di un romanzo poco letto ma bellissimo – Oblomov – tradotto in italiano proprio da Paolo Nori, il docente, scrittore e traduttore, cui era stato censurato il corso.
Noi resistiamo così.