Le carcasse della metafisica

 

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Ho provato a fare ordine nella mia mente sul tema dell’animalità – su cui medito da tempo e che sto affrontando in vista del prossimo incontro del gruppo di discussione filosofica. Già questo “fare ordine nella mente” è indice di qualcosa di cruciale che accade in homo sapiens e che è essenziale per il processo dell’antropogenesi, proprio in relazione all’animalità. Ma, appunto, proviamo a procedere con un minimo di ordine.
Ho sempre trovato del tutto insufficiente l’approccio animalista o antispecista alla questione animale (ovvero: stabilire un minimo di regole etiche circa il nostro modo di trattare gli animali), proprio perché si fonda su un’inaggirabile posizione antropocentrica, ovvero sull’evidenza che il soggetto che pone il problema e che propone la soluzione è il medesimo, giudice e carnefice ad un tempo, razza padrona e dominante che per lenire il senso di colpa si inventa forme morali di risarcimento [a meno che non si voglia estinguere il problema con l’auspicio dell’estinzione della medesima razza umana, idea che conta un crescente numero di adepti e che si prospetta come una delle possibili configurazioni del nichilismo].
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