Teoria della Sicilia

lisolascomparsa

Al termine della quarta serie di Lost, uno degli sceneggiati televisivi più interessanti (e filosofici) finora mai trasmessi, l’isola scompare misteriosamente – si dissolve o si inabissa, non è ben chiaro: lo si scoprirà, forse, nel prosieguo.

Mi trovo casualmente a non vivere nell’isola nella quale, altrettanto casualmente, sono nato. Ma un poco dell’essenza isolana – con quella sua evanescenza – si dev’essere infiltrata di sottecchi nella mia esistenza. Ecco perché mi paiono pertinenti, anche se poco fondate razionalmente, le proposizioni di Manlio Sgalambro in coda al libro Franco Battiato: la Sicilia che profuma d’oriente, edito di recente da Flaccovio:

“Là, dove domina l’elemento insulare, è impossibile salvarsi.
Ogni isola attende impaziente di inabissarsi.
Una teoria dell’isola è segnata da questa certezza: un’isola può sempre sparire.
Entità galattica, essa si sorregge sui flutti: vi incombe il naufragio.
Il sentimento insulare è oscuro impulso verso l’estinzione.
L’angoscia dello stare in un’isola, come modo di vivere, rivela l’impossibilità di sfuggirvi come sentimento primordiale.
La volontà di sparire è l’essenza esoterica della Sicilia.
Poiché ogni isolano non avrebbe voluto nascere, egli vive come chi non vorrebbe vivere.
La storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori, ma dietro il tumulto dell’apparenza si cela una quiete profonda.
Vanità delle vanità è ogni storia; la presenza della catastrofe nell’anima siciliana si esprime nei suoi ideali vegetali, nel suo tedium storico, fattispecie del nirvana.
La Sicilia esiste solo come fenomeno estetico, solo nel momento felice dell’arte, quest’isola è vera.”

(foto di antonio nenci, Google Earth)